Progetto per composizioni musicali ispirate a Gramsci: anno 2015

Per la prima volta l’Istituto ha voluto invitare dei musicisti a scrivere delle composizioni originali su testi di Gramsci.

Abbiamo deciso che i destinatari dovessero essere ragazzi e che una scuola sarebbe stata chiamata a eseguire per la prima volta le quattro partiture.
Abbiamo destinato a questo progetto una somma per noi importante, da quella che la Regione Sarda ci aveva destinato per il 2014.

Franco Oppo era ancora tra noi, quando gli raccontai il nostro progetto. Lui lo avrebbe, credo, fatto suo, se solo la malattia che ce lo ha portato via l’anno scorso gli avesse consentito di lavorare.
Ma volle comunque interessarsene, intanto suggerendo il nome di quattro suoi allievi, come io gli avevo chiesto. Ma in una serata del giugno 2015, che ricordo ancora con molta emozione, riunì a casa sua me, Antonio, Fabrizio, Lucio, e Marcello per dare loro suggerimenti, coraggio e in qualche modo passare loro il testimone. Lui, ci disse, aveva tante volte sfiorato l’idea di scrivere per Gramsci, ma in qualche modo questo suo desiderio si era liquefatto per una sorta di pudore o per un, io credo, affatto giustificato senso di inadeguatezza davanti alla grandezza di quel pensatore sardo.
“Aprite le sue opere e lasciatevi guidare dalla fortuna nello scegliere i testi da musicare”, così disse a suoi allievi salutandoli.

Le opere ci sono state consegnate a novembre del 2015.

I quattro compositori, presentano, ciascuno, la propria composizione. E lo fanno rispondendo ad alcune domande che, su nostra richiesta, ha posto loro il Prof. Antonio Trudu, già docente di Storia della Musica dell’Università di Cagliari, punto di riferimento fondamentale per i suoi lavori sulle avanguardie europee e critico militante. Grazie a Antonio Trudu, per la Sua generosa disponibilità, che arricchisce molto questa esperienza e colloca il nostro progetto in un contesto molto qualificato della musicologia contemporanea.
Infine: nessuna sorpresa per aver scelto Ghilarza per la prima esecuzione, avvenuta il 3 maggio 2016. La scuola, l’Istituto Comprensivo, con il suo Corso di Indirizzo Musicale, ci ha accolti con entusiasmo e affetto davvero straordinari, ha lavorato con grinta e competenza e ce l’ha fatta, alla grande. Bravissimi, e grazie al Preside, ai docenti ai ragazzi.

Le brevi schede dei quattro compositori:

Fabrizio Casti: ha studiato composizione sperimentale con Oppo e Musica Elettronica . con Alvise Vidolin. Insegna elementi di composizione al Conservatorio di Cagliari.

Antonio Doro: ha studiato composizione con Oppo e Alvise Vidolin. Insegna al Conservatorio di Sassari Teoria dell’Armonia e Analisi.

Lucio Garau: ha studiato composizione con Oppo, e pianoforte con Arlette Giangrandi Egmann e Vincenzo Vitale. Insegna al Conservatorio di Palermo.

Marcello Pusceddu: ha studiato composizione con Oppo. Insegna Storia e estetica musicale al Conservatorio di Cagliari.

Grazie a loro

Hanno vissuto con convinzione questa esperienza che aveva per loro il fascino della novità e il rischio della sfida. Musicisti come loro, che hanno scelto il cammino impervio delle avanguardie e non le lusinghe di altre e più remunerative strade possibili per chi sa e scrive la musica, hanno fatto onore al nostro lavoro e, sono certo, a Antonio Gramsci.

Abbiamo deciso di pubblicare le partiture nel nostro sito web, rinnovato, perché siano patrimonio di tutti coloro che saranno interessati a studiarle e eseguirle. Raccontateci le vostre impressioni e se avrete deciso di eseguirle fatecelo sapere.

Grazie infine alla Regione, e al suo Assessorato della Cultura, che ha reso possibile tutto questo.

Nanni Spissu


Approfondimenti

Lucio Garau risponde alle domande di Antonio Trudu

1. Cosa significa Antonio Gramsci, per te?

È un simbolo, ci ricorda che la cultura si costruisce leggendo con attenzione e poi interpretando i testi che leggiamo. Nel suo interpretare Gramsci ha sempre interesse a scrivere in modo chiaro, preciso e comprensibile, e cerca continuamente di fare luce su ciò che incontra. Rappresenta inoltre la possibilità di potere, anche con fortissime limitazioni come quelle che lui ha dovuto sopportare negli anni del carcere, produrre dei risultati sensati e originali.

2. Che cosa ha significato, per te, ricevere l’invito a scrivere un pezzo su un testo di Gramsci da Franco Oppo?

L’invito è stato seguito da un incontro a casa di Franco nel quale lui ha raccontato di quanto avesse voluto usare dei testi di Gramsci e del non essere riuscito a trovare una via per lui efficace. In questo senso l’invito, a mio modo di vedere, è stato per Franco non solo sperare che noi trovassimo una buona soluzione a un problema a cui lui teneva particolarmente ma è stato anche un saluto e un passaggio di consegne.

3. Come e perché hai scelto il testo?

Inizialmente ero partito da una suggestione di Nanni Spissu che riguardava le fiabe ma poi ho cominciato a leggere e rileggere i quaderni dal carcere, cercavo dei frammenti che fossero ben rappresentativi del pensiero e dello stile di Gramsci e mi sembra di averli trovati.

4. In quale misura e in che modo sia il testo gramsciano sia la destinazione del pezzo a esecutori giovanissimi (e volendo anche l’invito da parte di Franco Oppo) hanno condizionato la tua scrittura?

Come ho spiegato prima, la sfida, trasmessa da Franco Oppo, era trovare un modo sensato di usare i testi di una persona particolare come Gramsci. Nel lavoro di Gramsci è sempre molto importante la prospettiva morale e ho cercato di tenerla al centro del risultato del mio lavoro. La destinazione didattica mi ha portato a immaginare due composizioni che avessero una forma aperta alle esigenze, di durata e di organico necessarie.

5. Che altro ti sembra importante aggiungere (per gli ascoltatori e/o per gli esecutori) a proposito di questo pezzo?

Un invito a leggere altri testi di Antonio Gramsci e ad ascoltare le musiche di Franco Oppo


Fabrizio Casti risponde alle domande di Antonio Trudu

Alle domande di Antonio Trudu rispondo globalmente.

Il progetto, nato da un’idea di Franco e Nanni, mi ha da subito entusiasmato, perché proposto da due maestri e amici e perché è diventato un’occasione per rileggere brani di un pensatore a cui sono molto legato. Inoltre il fatto che Franco avesse sempre voluto lavorare sui testi di Gramsci e non l’avesse mai fatto ne aumentava l’interesse.

Ho scelto di lavorare sulla lettera fiaba Il topo e la montagna, il fare collaborativo che il topo pratica è stato il modello formale trasportato nella composizione. Infatti gli studenti possono scegliere di suonare le parti scritte o adattarle alle loro capacità strumentali o ancora scriverne delle altre collaborando insieme per arrivare ad un punto in cui tutto quello che viene suonato risuoni vicino alle sensibilità dei giovani interpreti.


Marcello Pusceddu risponde alle domande di Antonio Trudu

1. Cosa significa Antonio Gramsci, per te?

Cosa significa per me Antonio Gramsci? Penso rappresenti il DNA della nostra sinistra, sia dal punto di vista intellettuale, che da quello umano: un grande.

2. Che cosa ha significato, per te, ricevere l’invito a scrivere un pezzo su un testo di Gramsci da Franco Oppo?

Credo che Franco, che insieme a Nanni ha ideato questo progetto, in altre condizioni avrebbe partecipato alla sua realizzazione. Ha delegato noi, i suoi allievi, in maniera commovente.

3. Come e perché hai scelto il testo?

Il testo di un frammento della lettera XVI, da “L’Albero del Riccio”, scelto insieme alla cantante – voce recitante Tiziana Pani. “A S’Edade Tua” è il titolo che mi è sembrato adatto per una composizione “didattica”. Ci mostra Gramsci che affettuosamente rivela ai figli la sua gioventù, quella spensierata.

4. In quale misura e in che modo sia il testo gramsciano sia la destinazione del pezzo a esecutori giovanissimi (e, volendo, anche l’invito da parte di Franco Oppo) hanno condizionato la tua scrittura?

Ma, devo ammettere che è più facile scrivere per l’ ensamble modern, che per bambini. Grazie anche alle loro insegnanti, siamo riusciti a realizzare una piccola partitura.

5. Che altro ti sembra importante aggiungere (per gli ascoltatori e/o per gli esecutori) a proposito di questo pezzo?

Che la musica sia fatta da grandi o da bambini, deve avere una sua espressività. Lo so, è difficile spiegarlo.


Antonio Doro risponde alle domande di Antonio Trudu

1. Cosa significa Antonio Gramsci, per te?

Gramsci e la sua vicenda umana, la sua resistenza sofferta hanno rappresentato per la mia generazione (io sono nato nel 1958) il simbolo del pensiero critico di fronte all’autoritarismo, alla violenza e all’oscurantismo di ogni potere, e costituiscono un perenne atto d’accusa alla cialtroneria concettuale dell’ideologia fascista.
Per coloro che credevano alle esigenze di una nuova convivenza sociale fondata sulla eguaglianza il pensatore sardo assumeva quasi un’aura mitica. Leggere e capire i suoi libri più che un valore era quasi una necessità in senso etico. I Quaderni dal carcere passavano di mano in mano e li si poteva ritrovare nelle piccole biblioteche delle sezioni del Partito Comunista Italiano, in quelle della sinistra extraparlamentare oppure, più semplicemente, nel magro fondo di una biblioteca scolastica.
Ho un ricordo personale che colgo l’occasione di raccontare. Nel liceo scientifico in cui studiavo, il secondo della citta di Sassari, di recente costituzione, si svolse un acceso dibattito fra i docenti sul nome da assegnare alla scuola che coinvolse, come spettatori partecipi, anche noi studenti e che si concluse con un voto. L’ala filodemocristiana del corpo docente fece una dura battaglia per impedire la intitolazione al grande pensatore sardo. Ricordo quasi con commozione l’impegno di un bravissimo e severissimo professore di filosofia, Mario Molinu, che mise in campo tutta la sua scienza per dimostrare il valore del pensiero gramsciano. Niente da fare: docenti sardi bocciarono il nome del loro conterraneo condannandolo ai miei occhi una seconda volta. La scuola fu conformisticamente intitolata a Guglielmo Marconi come mille altre scuole d’Italia.
Gramsci divideva gli stessi sardi (la cui disunità e diffidenza reciproca, e lo scarso senso di solidarietà – come ebbe a osservare Emilio Lussu antico retaggio delle comunità nuragiche sempre in conflitto fra loro per l’acqua, il legnatico, ecc. – forse hanno fatto sentire il loro peso anche in questa occasione). Nemmeno l’evidenza della sua crudele carcerazione e la sua grandezza riconosciuta nel mondo poterono scalfire l’ottusità e il pregiudizio anticomunista. La sua figura mi diventò così ancora più cara.

2. Che cosa ha significato, per te, ricevere l’invito a scrivere un pezzo su un testo di Gramsci da Franco Oppo?

Vorrei rispondere ricordando le parole che Luigi Pestalozza, il grande critico e storico della musica italiano, pronunciò nel corso di uno dei convegni annuali che il CERM (Centro Ricerche Musica e Sperimentazione Acustica) di Sassari promuoveva nell’ambito del programma di ricerca triennale 1990-92: « Franco Oppo è secondo me un grande intellettuale della Sardegna». Queste parole sono rimaste scolpite nella mia mente, e credo anche (ma devo dire per onestà che qui il ricordo si fa più vago) che Pestalozza le pronunciò nel contesto di un suo ragionamento che partiva proprio da Antonio Gramsci, dalla sua sardità intrisa di universalismo che si condensava nella sua elaborazione teorica e nella sua prassi di uomo politico. Quantomeno questo è il quadro concettuale che è rimasto nei miei ricordi… Ho avuto già occasione di dire e scrivere come Franco Oppo, al pari di Gramsci, Lilliu, Lussu, Pigliaru ed altri, abbia saputo trasfondere in un pensiero che guardava all’Europa ed al mondo il meglio di un certo segmento della cultura popolare nostra, per come innanzitutto ha saputo sedimentarsi nella musica della nostra civiltà orale. Ricordo con un certo rimpianto la riunione estiva cui partecipai a casa Oppo insieme a Nanni Spissu dell’Istituto Gramsci e ai miei colleghi che hanno aderito a questa iniziativa… Franco Oppo era ormai minato dalla malattia, ma conservava pur nella sua difficoltà di parola la stessa forza morale di sempre e la stessa profondità di visione.
L’adesione a questa iniziativa è stata per me tanto più motivata in quanto scaturiva dalla circostanza che fu proprio Oppo a suggerire a Spissu il mio nome insieme a quelli di Pusceddu, Casti e Garau. Ma questa è anche stata l’occasione di riprendere un mio vecchio progetto di dedica di un brano a Oppo: l’avrei dovuto scrivere per i suoi 70 anni proprio su commissione di Luigi Pestalozza. Pesanti difficoltà personali mi impedirono allora di portare a compimento la partitura. Fin dall’inizio questa musica si doveva chiamare Erkenntnistöne ovvero “suoni della consapevolezza”, a richiamare una precisa posizione di Franco Oppo che è stata la costante della sua vita creativa e della sua prassi didattica.

3. Come e perché hai scelto il testo?

Il testo viene dalle Lettere dal carcere, nel preciso intento di rappresentare la dimensione umana di un grande antifascista imprigionato per le proprie idee ancor più che per le proprie azioni da un regime criminale, che ha fatto della pratica costante della violenza e della guerra i suoi tratti più significativi e carichi di conseguenze. Sul piano interno si trattava di una violenza di classe, per impiegare una locuzione abusata ma non priva di fondamento teorico, contro il movimento operaio e le sue rappresentanze politiche e sindacali, sul piano internazionale si manifestava, com’è noto, con la aggressione verso altre nazioni ed altri popoli (peraltro caratterizzata dalla immancabile italica disorganizzazione e impreparazione e da una insopportabile prosopopea propagandistica che è purtroppo anche oggi una risorsa cui attingono in molti, uomini politici, giornalisti, presentatori televisivi, ecc. ecc.): come sempre poi mentre il potere fascista perpetuava se stesso altri, contadini ed operai che formavano le fila dell’esercito, morivano.
In questo quadro Gramsci e la sua sofferenza rappresentavano, come già osservato, il simbolo della dignitosa resistenza di un pensiero consapevole contro la barbarie. Quella sofferenza vigile e coraggiosa ho cercato di rappresentare!

4. In quale misura e in che modo sia il testo gramsciano sia la destinazione del pezzo a esecutori giovanissimi (e volendo anche l’invito da parte di Franco Oppo) hanno condizionato la tua scrittura?

Inevitabilmente ho dovuto tener conto della destinazione a giovanissimi studenti di una scuola media ad indirizzo musicale. Le tecniche strumentali, le singole linee e l’ordito d’insieme si sono dovuti fare più semplici. Mi ha aiutato molto una gestione discontinua del tempo che ricorre in molti miei lavori: la cosiddetta freccia del tempo è gestita all’interno delle microstrutture secondo le loro proprietà tecnico-espressive, manca cioè l’idea di un tempo metronomico generale. Il sottotitolo dice: “musica in una forma-tempo discontinua per ensemble di bambini”. Questa concezione penso possa aiutare in qualunque esecuzione, perché priva la musica della camicia di forza del tempo fisico, e tanto più penso possa facilitare dei bambini nel controllo del gesto esecutivo.

5. Che altro ti sembra importante aggiungere (per gli ascoltatori e/o per gli esecutori) a proposito di questo pezzo?

Vorrei concludere con un doveroso ringraziamento all’Istituto Gramsci della Sardegna e a Nanni Spissu che hanno costruito questa iniziativa con coraggio e determinazione. E un ringraziamento a Franco Oppo in memoriam per aver speso la sua autorevolezza sul mio nome.

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