Dove siamo? Dove andiamo?

di Carlo Arthemalle

Il “Sole 24 ore” di domenica 27 giugno ha pubblicato il testo di una intervista che l’amministratore delegato di Intesa San Paolo Carlo Messina ha rilasciato a Fabio Pellegrini che è, appunto, il direttore dell’autorevole quotidiano di proprietà della Confindustria.   Il testo  dell’intervista rappresenta un contributo di grande utilità per aiutarci a capire che cosa sta succedendo in Italia e nel mondo.  A riprova di questa affermazione riportiamo le frasi del dottor Messina che “Il Sole” ci propone, debitamente virgolettate:  “I finanziamenti europei e i piani di rilancio dell’economia per superare la crisi provocata dall’emergenza sanitaria rappresentano per l’Europa una occasione unica:  restare il terzo blocco al vertice della geopolitica internazionale insieme agli Stati Uniti e alla Cina.  Se non andrà così, l’Unione europea sarà destinata ad avere un ruolo sempre più marginale.  Il finale di partita sarebbe già scritto”.   “l’emergenza causata dalla pandemia – aggiunge l’AD – offre all’Europa l’occasione per tornare protagonista. Non ci sono alternative, bisogna ritrovare lo slancio per essere un polo di dimensioni globali che tenga testa a Stati Uniti e Cina, in caso contrario prevarranno le logiche nazionali ma neppure i paesi più forti, come Germania e Francia, ce la faranno a restare competitivi.”

A corredo di quanto affermato dal dott.  Messina  crediamo si possa aggiungere tranquillamente che la battaglia per “restare al vertice della geopolitica internazionale” è in corso ormai da tempo, ha come scenario il globo e le sue pertinenze ma si sta articolando, per il momento, in una serie di conflitti locali dedicati a decidere chi è che comanda nelle varie periferie della terra.  Uno di questi conflitti si è recentemente combattuto  all’interno della cinta daziaria degli Stati Uniti d’America, cioè in casa della più grande potenza economica e militare che sia mai esistita.  A contendersi il potere, in quel Paese, sono state due forze politiche che sui principi etici e sulle scelte  di governo si sono professate in profondo contrasto fra loro ma che si sono trovate  sostanzialmente d’accordo nel dichiarare che il mondo, e l’umanità che lo popola, rappresenta un desco al quale loro, gli americani, possono accomodarsi solo come capotavola.

Il tema delle scelte riguardo alla geopolitica comporta anche per gli abitanti della vecchia Europa  diverse complicazioni. Questa parte del mondo è abitata da popoli profondamente diversi fra loro, che parlano lingue diverse e hanno alle spalle storie tormentate di guerre e dominazioni che hanno trasferito nel presente memorie e contraddizioni difficili da comporre.  La sovrastruttura, diceva un vecchio saggio dell’ottocento, si cancella con più difficoltà della stessa struttura.  Quanto è successo di recente con l’uscita della Gran Bretagna dalla CE è figlia di questi tempi e ci racconta come almeno la metà degli inglesi di oggi preferisca abitare il futuro con gli anglosassoni d’oltre Atlantico piuttosto che con francesi, tedeschi e italiani. Facendo questa scelta quei cittadini d’oltre manica possono continuare nell’illusione di credersi ancora padroni del mondo.

Tuttavia la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico e avvenimenti imprevisti come il COVID 19,  impongono scelte  e accelerazioni a prescindere da quanto il passato ha depositato nel sentire di un polacco, di un francese o di un tedesco. Anche quanto è accaduto nel rapporto tra l’Italia e le entità reali che governano la CE, a interpretare quello che descrive la succitata intervista, sarebbe frutto dei cambiamenti in corso.   Prendere coscienza che senza l’Italia l’Europa non è in grado di competere con la Cina e con gli USA porta le già citate entità reali a smettere di considerarci una nazione da snobbare e ad elevarci al rango di socio da soccorrere.   Di conseguenza il debito pubblico dell’Italia e i suoi ritardi nella strumentazione di governo debbono essere considerati problemi europei. A Bruxelles e dintorni, comunque, i mammasantissima di adesso, debbono essere sicuri dell’affidabilità del loro partner ed è per questo e che, nel giro di una settimana, Draghi ha preso il posto di Conte. E’ difficile avere la certezza che le cose sia andate veramente così e non sappiamo neppure se quanto accaduto – se è accaduto – debba essere considerato un bene o un male.  Sappiamo però che tutti gli italiani che a vario titolo meritano la qualifica di cittadini debbono smettere di baloccarsi e dare una mano per capire dove siamo e dove stiamo andando.  Questo vale anche per noi del Gramsci, se vogliamo rispondere  degnamente al nome che ci ispira.

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